L'indimeticabile e indimenticato

 da "Il nuovo blog sul calcio"

 

prisco berretto interUn 12 dicembre di 12 anni fa si spegneva uno tra i più grandi e amati tifosi interisti: Peppino Prisco. Un tifoso vero, un tifoso con i colori nerazzurri scolpiti nel cuore ma capace di farsi amare dai tutti gli avversari.

 

Una persona capace e intelligente con una spiccata ironia in grado di incarnare, con una semplice frase o con una battuta, centinaia di commenti offensivi e volgari che gli internauti (e spesso dirigenti e presidenti) si rivolgono quotidianamente nei forum dei vari siti e blog. Lui e le sue battute non erano però volgari o offensive e riuscivano a riconciliare, più che dividere, le inimicizie sportive.

 

Nasce a Milano il 10 dicembre 1921, sottotenente degli alpini ad appena diciannove anni con medaglia d'argento al valor militare attribuitagli in seguito alla terribile campagna di Russia cui era miracolosamente sopravvissuto, laureato in giurisprudenza nel 1944 e presidente dell'Ordine del capoluogo lombardo dal 1967 al 1982.

 

Tre grandissimi amori: la famiglia, gli alpini e la sua professione; ai quali, da sempre, se ne accostava un quarto, indelebilmente tinto dai colori nerazzurri dell'Inter, società per la quale, fin da bambino, perse appassionatamente la testa e nella quale nel 1950 entrò nel Consiglio con la carica di segretario, prima di divenirne ininterrottamente vicepresidente a partire dal luglio 1963, quando Angelo Moratti, legato a Peppino da un sincero rapporto di affetto e stima reciproca, lo nominò tale.

 

In oltre mezzo secolo di vita societaria, il grande Peppino è stato al fianco di 5 presidenti diversi: da Masseroni, ad Angelo Moratti, da Fraizzoli a Pellegrini, fino ad arrivare a Massimo Moratti. Divenne il paladino di un'Inter che per molti anni non vinse, o vinse poco (con lui in dirigenza: sei Scudetti, due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, tre Coppe Uefa, due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana).

 

In una visione popolaresca, ha impersonificato l'Inter più dei suoi presidenti; una società che ha davvero rappresentato la sua vita. Adorata per settant'anni, si è spesso reso celebre per le spettacolari battute pungenti e mai volgari riservate alle due antagoniste storiche Juventus e Milan.

 

Stoccate però inferte con un umorismo leale e piacevole riconosciutogli persino dai rivali, tanto che nessuno, in quasi metà secolo, ha mai parlato di lui se non in termini rispettosi e positivi: seppur pungolati dai suoi sarcasmi, tutti recavano per Prisco l'ammirazione che si doveva ad un uomo acuto che viveva il calcio con genuina partecipazione, stile combattivo ed inestinguibile estro satirico.

 

«Inter-Juventus termina spesso con delle lamentele contro l'arbitro: il guaio è che sono sempre le nostre» era a sottolineare con amaro sarcasmo parlando delle accese sfide con il club bianconero. Addirittura epiche, e forse più numerose, sono diventate nel tempo le punzecchiature riservate ai "cugini" rossoneri, per cui Prisco nutriva una rivalità particolare nata dal fatto di condividere la stessa città dove, si sa, i successi di una squadra sono i tormenti dell'altra.

 

Tra le tante, impossibile non ricordare frasi come «la Serie B non è nel nostro codice genetico, a differenza del Milan che ci è invece finito due volte: la prima a pagamento, la seconda grati. Sono dell'idea che una retrocessione cancelli almeno cinque scudetti conquistati e che la vittoria di una Mitropa Cup elimini i residui» oppure «la fondazione dell'Inter, operata da alcuni soci scissionisti rossoneri, è la testimonianza che nella vita, se hai buona volontà e ti impegni al massimo, puoi arrivare al top pur partendo da umili origini» o «il mio sogno?

 

Vincere un derby allo scadere grazie a un gol segnato in fuorigioco o con la mano. Meglio se in fuorigioco e con la mano». Il tutto proferito con un doveroso sorriso sulle labbra, caratteristica imprescindibile dell'avvocato. Un "ragazzino" che alla veneranda età di ottanta primavere conservava nel portafoglio, in mezzo a quella degli adorati genitori, la fotografia di Ronaldo che, insieme a Meazza, secondo l'avvocato, è stato il più forte di sempre.

 

Un tifoso tra i tifosi, il più tifoso dei tifosi: questo e molto altro è stato Prisco, un nome difficilissimo da citare senza obbligatoriamente avvicinarlo alla parola Inter; un tifoso che dopo aver vissuto da protagonista l'epopea della mitica compagine di Helenio Herrera ha deciso di andarsene prima di vedere la sua amata trionfare in Italia e in Europa con il storico triplete del 2010. Ha deciso di andarsene prima per potersi gustare questi successi dalla miglior postazione possibile: il Paradiso.

LG

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