Adunata Nazionale degli Alpini a La Spezia

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"Quando tornerete? Tornate presto!". Questo è stato il grido unanime con il quale la popolazione di La Spezia salutò gli alpini al termine dell'adunata svoltasi nel 1985. 

 

In quel saluto c'era tutto l'entusiasmo e la passione per le ore passate insieme, per la ventata di italianità, di amor patrio che, al di fuori di ogni retorica interpretazione, aveva unito e commosso noi tutti. E gli alpini sono tornati. All'alba di giovedì le prime "pattuglie" hanno invaso la città che dal pomeriggio del venerdì è ormai "saldamente occupata" dalle fiamme verdi.

 

Il mio linguaggio volutamente militaresco fa sorridere ove si pensi che la grandissima maggioranza degli alpini ha fatto la naja in tempo di pace e ha conosciuto solo indirettamente la storia dei sacrifici, delle angosciose sofferenze ma anche del senso del dovere e dell'umano valore che caratterizzarono il comportamento – su ogni fronte e in ogni epoca – delle penne nere.

 

 C'è chi ancora si sorprende vedendo ogni anno aumentare la massa degli uomini che con assoluta disciplina partecipa alle adunate. Non ci si deve sorprendere.

peppino prisco alpino

Il merito è dello spirito di corpo, caratteristica delle truppe alpine e anche dell'A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini) costituita a Milano – ove orgogliosamente ancora oggi mantiene la propria sede – nel 1919 a iniziativa di reduci della grande guerra che, giustamente, ritennero che non dovesse andar perduta quella meravigliosa comunità di pensieri, di intenti, di ideali che era nata e si era cementata lassù sulle Alpi; quella fratellanza che mille pericoli avevano reso più forte.

 

Dai novecento soci del primo anno si passò ai novantamila e più di vent'anni dopo. Dalla prima adunata nazionale sull'Ortigara si giunse alla ventunesima a Torino: era il 2 giugno 1940. Mancavano pochi giorni alla dichiarazione ufficiale della guerra e chi quel giorno sfilò già percepiva che un evento tragico stava per abbattersi sulla nostra Italia. Così fu. Dopo l'illusione di una rapida vittoria ci furono lunghi anni, tristi e dolorosissimi per tutti.

 

Gli alpini chiamati a combattere ovunque fecero lealmente il loro dovere continuando le tradizioni del corpo. Quando il fuoco cessò...ci si guardò intorno, si videro le tremende distruzioni, ci si rese conto che troppi non erano tornati ma che non potevano certo essere dimenticati.

 

E l'A.N.A. risorse spontaneamente – era il 1946 – ed Ivanoe Bonomi pochi mesi dopo su "L'Alpino" scrisse: "Un popolo per risorgere ha bisogno di mete ideali e di sentimenti profondi, gli alpini vogliono ancora una volta essere in prima fila nella grande opera che ha per fondamento l'unità spirituale degli italiani".

alpini raduno peppino prisco 

Ivanoe Bonomi (Mantova, 18 ottobre 1873 – Roma, 20 aprile 1951) è stato un avvocato, giornalista e politico italiano. Dopo la caduta del fascismo e l'invasione alleata divenne presidente del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN); fondò successivamente il Partito Democratico del Lavoro, di ispirazione democratica e riformista. Fu tre volte Presidente del Consiglio dei ministri e più volte ministro.

 

Da allora siamo in cammino. Nel 1948 riprende a Bassano del Grappa la tradizione delle adunate nazionali. Gli iscritti all'A.N.A. diventano centomila, poi duecentomila, fino ai trecentoventimila di oggi! Gli alpini sfilano in tutte le città, non per inveire contro qualcuno ma per idealmente gridare "Viva l'Italia".

 

In un periodo di profonda sfiducia, di materialismo imperante, di profonda mancanza di ideali, gli italiani si rendono conto della credibilità dell'Associazione Nazionale Alpini. I giovani preferiscono fare la naja nelle truppe alpine ed essere poi, di fatto, alpini per tutta la vita. Si alternano momenti di serenità a giornate tremende: il terremoto sconvolge il Friuli e poi l'Irpinia.

 

L'A.N.A. organizza così il lavoro volontario dei suoi iscritti, sia alpini alle armi sia in congedo, per portare soccorso alle popolazioni colpite che traggono conforto materiale e spirituale da tanta generosità. Ecco gli alpini che La Spezia accoglie con commosso entusiasmo perché capisce che questi uomini, con il loro ideale, con il loro generoso altruismo possono porre fine alle guerre prima che le guerre pongano fina all'umanità.

 

E oggi pomeriggio, al termine delle otto ore di sfilata in un' apoteosi di bandiere tricolori, sono convinto che riceveremo ancora il saluto affettuoso: "Quando tornerete? Tornate presto!".