I ritardi della giustizia

aula-tribunaleQuando il procuratore generale della Cassazione, Poggi, nel suo discorso inaugurale di una decina di anni fa, affermò che i rinvii delle cause avvengono per colpa degli avvocati, non espresse un concetto sbagliato.  L'alto magistrato, però, avrebbe dovuto aggiungere che questo fenomeno dei rinvii non vede estranei i magistrati, i quali collaborano con una buona dose di responsabilità.

 

Nel mio campo, il "civile, la tendenza è quella di rinviare l'udienza definitiva di un processo anche di un anno. In "penale", poi, i processi arrivano in aula sempre molto lentamente e questo, spesso, costa mesi e anni di carcerazione preventiva agli imputati". Molti pensano che la riforma dei codici risolverà ogni cosa. Credo però che non verrà mai attuata e chissà che non sia un vantaggio.

 

Il presupposto dei nuovi codici è la riforma delle strutture giudiziarie e carcerarie, e proprio non riesco a vedere come quest'ultima potrebbe essere realizzata. Bisognerebbe ristrutturare persino l'edilizia, sia giudiziaria sia carceraria. Per non parlare del personale a disposizione dei collegi giudicanti che dovrebbe essere superspecializzato. A oggi, in concreto, abbiamo formato una commissione, composta di avvocati e magistrati, per tentare di realizzare alcuni obiettivi.

 

In primo luogo stiamo cercando di ottenere che anche il lunedì sia utilizzato pienamente per lo svolgimento dei procedimenti, come accade ora solo per il martedì, mercoledì e giovedì. Inoltre, puntiamo alla possibilità di fissare l'orario di inizio dei processi penali e di farne rispettare la puntualità. Ma sono obiettivi difficili da raggiungere, soprattutto a Milano dove operano una decina di sezioni penali. La volontà non manca, ma è l'elemento umano che non è molto brillante e mi riferisco a tutti, avvocati, magistrati, cancellieri, ufficiali giudiziari.

 

palazzo giustiziaLa vita del "Palazzo" andrebbe reimpostata: anche in "civile" il disagio è grande. Le cause sono quasi sempre concentrate nell'orario centrale che va dalle 9.30 alle 10.30 e a volte, anzi spessissimo, bisogna rimbalzare da un giudice all'altro per non risultare assenti alle udienze.

 

Dove la musica è completamente diversa è nelle cause di lavoro, sia quelle della pretura, sia quelle del tribunale. Ecco, in questo campo Milano è sicuramente la città che opera meglio.

 

Nella maggior parte dei casi, le cause terminano nel giorno fissato per l'udienza. Un'efficienza che indubbiamente dipende dall'impegno dei magistrati. E non mi riferisco certo all'impegno politico di cui alcuni giudici sono investiti, ma all'impegno di offrire pienamente la loro opera alla giustizia. Se tutti gli uffici del palazzo di Giustizia di Milano funzionassero così, le cose andrebbero molto meglio.

 

Noi, in Italia, ci lamentiamo per il funzionamento precario della giustizia ma nessuno creda che altrove le cose vadano tanto meglio. Nel 1968 ero a Londra per un congresso internazionale di avvocato. Stavamo visitando una delle Corti inglesi e il giudice mi invitò a seguire un processo accanto a lui. La causa riguardava un incidente stradale che aveva provocato la totale infermità di un ragazzo.

 

Il fatto era avvenuto nel 1963, cinque anni prima. Dunque, anche negli altri paesi la giustizia è lenta e forse non è completamente un male. Una giustizia troppo rapida corre il rischio di essere una giustizia sommaria.