Pellegrini compra l'Inter

prisco pellegrini

Il 17 gennaio '84, ero a Parma per un processo. Alla sera, tornato a Milano, trovo tre telefonate di Candido Cannavò, direttore della Gazzetta.  Lo richiamo: «Peppino, a noi risulta che oggi è avvenuto il passaggio di proprietà dell'Inter da Fraizzoli a Pellegrini e che tu sei stato il tramite dell'operazione». «Assolutamente non ho fatto da tramite. Adesso mi informo e ti richiamo». Chiamo Fraizzoli e gli racconto della telefonata. Mi risponde:«Dì a Cannavò di chiamarmi».


Però poi si nega al telefono per tutta la sera. La Gazzetta esce con la notizia del possibile passaggio di consegne. Il giorno dopo incontro Fraizzoli che mi spiega la necessità di tenere l'accordo con Pellegrini nascosto fino al lunedì successivo, in quanto mancavano delle condizioni da onorare.

 

Era impossibile: i sussurri erano diventate grida e la notizia era divampata in tutta Milano. Alla sera del 18 gennaio era praticamente ufficiale, tanto che l'Inter diffuse un comunicato. A quel punto Pellegrini decise di provvedere in anticipo alle scadenze contrattuali e assunse il potere effettivo.

 

Il 13 marzo 1984 c'è la presentazione alla stampa della nuova dirigenza. Il neo presidente annuncia l'arrivo di Karl Heinz Rummenigge, un suo pallino, pagato 8 miliardi di lire, che divenne un vero leader, un trascinatore; segnò gol bellissimi.
«Presidente, quando parla di volere mantenere buoni rapporti con tutte le altre squadre, intende anche il Milan?», chiede un giornalista al neo presidente.

 

«Certo, io non sono come Peppino che odia il Milan».
«Avvocato Prisco, cosa dice dei milanisti?».
«Mah, non so, chi sono? Quelli che ogni tanto tornano in serie A?».

 

Nino Petrone pubblicò il giorno dopo sul Corriere della Sera lo scambio di battute e dalla tarda mattina iniziai a ricevere a casa decine e decine di telefonate "di cortesia" dei tifosi milanisti che tendono costantemente a rimuovere il fatto di essere andati in B per ben due volte.

 

Il nuovo presidente nerazzurro si dimostra deciso, risoluto e rivoluziona l'organizzazione societaria. A un anno dall'insediamento il vertice era così composto: presidente onorario Ivanoe Fraizzoli; vicepresidenti Giulio Abbiezzi, Angelo Corridori ed io; amministratore delegato Giordano Pellegrini, fratello di Ernesto.

 

prisco fraizzoliPellegrini sbaglia qualche mossa per inesperienza tanto che in due anni vengono cambiati tre allenatori: l'addio a Gigi Radice, ultimo allenatore scelto da Fraizzoli, l'assunzione e il licenziamento traumatico di Ilario Castagner, il breve interregno di Mariolino Corso.
La prima annata sportiva ('84-'85) parte dalle cessioni di Bagni, Beccalossi, Mueller, Coeck, Serena e dagli acquisti di Brady e Causio, con Castagner in panchina, e si chiude con un terzo posto in classifica. Lo scudetto lo vince il sorprendente Verona guidato da Osvaldo Bagnoli.

 

Come dimenticare la sfortunata eliminazione in semifinale di Coppa Uefa ad opera del Real Madrid?! Dopo la vittoria per 2-0 a Milano, il 24 aprile perdiamo 3-0 a Madrid ma la gara è decisa più che da un pallone da una biglia; quella che colpisce Bergomi sulla testa, sull'1-0 per loro, che esce dal campo sostituito da Causio.

 

L'oggetto è prontamente recuperato da un fotografo, passato a Zenga e da questi consegnato all'arbitro scozzese Robert Valentine che purtroppo non vede direttamente il fatto, avvenuto alle sue spalle mentre lui guardava verso l'azione di gioco.

 

L'Inter subisce il raddoppio di Santillana e il colpo di grazia di Michel. Presento il ricorso all'Uefa ma, nove giorni dopo, la Disciplinare, incredibilmente, rifiuta di esaminare i supporti televisivi che documentano l'accaduto; è confermato il risultato del campo.

 

La stagione successiva inizia con qualche sconfitta di troppo che costa il posto a Castagner e a Franco Dal Cin, il tecnico e il direttore generale responsabile della campagna trasferimenti. La sera di mercoledì 20 novembre 1985 avevo passato un'ora al telefono con Pellegrini, incerto sulla sostituzione di Castagner.

 

Mi sentivo quasi tutti i giorni con il presidente, che mi ha sempre considerato una sorta di fratello maggiore dal quale avere, nel rispetto dei ruoli, un consiglio prezioso o un'idea valida. A tavola Pellegrini aveva avuto un colloquio con il giornalista Enrico Crespi al quale aveva manifestato i suoi dubbi su Castagner, con l'intesa che fosse un dialogo riservato. "La Notte" il giorno dopo esce a nove colonne con la notizia dell'esonero di Castagner!

 

A quel punto tutta la situazione sfugge al controllo. Il presidente si reca alla Pinetina e comunica il licenziamento al tecnico – che già aveva preparato infuriato le valigie - alle ore 18 di giovedì 21 novembre 1985, a tre giorni da Inter-Juventus. «Chi sbaglia paga» è il laconico commento di Pellegrini che tocca con mano le nette divisioni tra giocatori e allenatore. L'immagine della società vacilla. La Gazzetta parla di "stile sotto i tacchi". Ricevo decine di telefonate dai giornalisti e cerco di tamponare la situazione.


Corso subentra in panchina, pareggia con la Juventus portando avanti con impegno e determinazione la squadra fino al termine della stagione. Unico raggio di sole la vittoria nel derby del 6 aprile 1986 con gol del giovane Minando: la prima stracittadina di Silvio Berlusconi come nuovo presidente del Milan.

 

Il quarto allenatore sarà quello giusto. Uno dei primi argomenti di cui trattai con Pellegrini, fu proprio il tema della guida tecnica. Mi disse subito: «Io vorrei Trapattoni». Gli risposi che ero d'accordo, Trapattoni era un vincente, all'epoca allenava, purtroppo, la Juventus, ma il sogno, nel 1986, si realizza. Un'altra svolta, quella decisiva.