L'Inter dei record con Trapattoni

 inter 1987-88Giovanni Trapattoni si presenta: «Subito un principio sacro: innanzitutto ordine». Dopo dieci anni filati di Juventus, il Trap diventa nerazzurro e si mette al lavoro. E aggiunge: «Non nego che affrontando il mio esordio nell'Inter pensavo a tante cose. Sono stato giocatore del Milan, avevo allenato a lungo la Juventus, come mi avrebbero accolto i fan dei miei nuovi colori? Forse qualcuno avrà avuto diffidenza ma ben presto ho sentito stima ed affetto intorno a me».

 

Il Milan scese dal cielo all'Arena accompagnato dalle fanfare tanto che io feci sottovoce una battuta: «Quando li batteremo lanceremo dagli spalti dei piccoli elicotteri».Il nuovo tecnico contava sull'estro di Matteoli, sul recupero fisico di Rummenigge, sulle ultime energie di Tardelli, sulla grinta di Passarella. Lo tradivano in tanti: Matteoli non ricava molto dai dribbling pur intelligenti, Kalle passava da un acciacco all'altro, Tardelli si muoveva con scarso dinamismo, Passarella reggeva, tra una squalifica e l'altra...

 

Malgrado tutto la squadra raggiungeva un terzo posto finale dietro il Napoli campione e la Juventus. Intanto il 21 novembre 1986, l'Inter aveva celebrato l'apertura della nuova sede, in piazza Duse 1. Metri quadrati 850, quasi il doppio della precedente in Foro Bonaparte.
Si doveva controbattere il Milan, che era installato a due passi da piazza Cavour, non lontano dalla Scala. Prezzo della nuova casa nerazzurra, 4 miliardi di lire. La festa d'inaugurazione fu sontuosa ma non priva di polemiche perché Berlusconi aveva appena proposto la costruzione di un nuovo stadio milanese e Pellegrini gli rispose, duro: «Noi vogliamo giocare sull'erba di San Siro».

 

Il Meazza fu poi ristrutturato per Italia '90 anche se fui contrario al terzo anello, da dove era impossibile vedere bene non solo l'azione di un giocatore ma anche il giocatore!Il presidente tracciò poi un bilancio della sua terza stagione:«Non ho speso soldi per la mia immagine, ci sono tante maniere meno dispendiose per farsi pubblicità.

 

Giovanni Trapattoni Inter 1989Sono appassionato e mi piace il sapore della sfida, solo che dal calcio ho imparato a essere molto paziente. Non si vince mai per caso, si vince perché tutte le componenti della società funzionano, e io a questo sto lavorando con un gruppo di grandi professionisti. Sono stato criticato spesso, a volte anche a torto. Per me conta l'Inter, non Pellegrini; come conta la mia azienda, e non il sottoscritto».

 

La stagione 1987/88 vedrà la vittoria del Milan di Sacchi – ha sempre detto di aver tifato Inter da giovane, aspetto che mi impedisce di essere obiettivo - con un finale thriller e triste: il Napoli di Maradona dilapida un vantaggio di 4 punti, perdendo quattro delle ultime cinque partite, e si fa superare dai rossoneri. L'Inter arriva quinta e getta le basi per lo scudetto dei record.

 

La terza è quella buona per il Trap. Come per Herrera. La serie A passa da 16 a 18 squadre. Il Napoli rilancia la sfida al Milan ma le duellanti non fanno i conti con l'Inter che batte ogni record: 58 punti su 68 disponibili, 26 vittorie, 6 pareggi, 2 sole sconfitte. Migliore attacco (67 gol), migliore difesa (19 gol).

 

Lo scudetto si festeggia con un mese di anticipo sulla fine della stagione, grazie al lavoro del Trap e la campagna acquisti perfetta del presidente: l'arrivo dei panzer tedeschi Andreas Brehme e Lothar Mattheaus, di Nicola Berti, quasi un ultrà in campo per la sua avversione al Milan e di Alessandro Bianchi.

 

Spillo Altobelli dopo oltre 200 gol in maglia nerazzurra era andato alla Juventus e Aldo Serena aveva trovato in Ramon Diaz il partner ideale d'attacco (30 gol in due). Mattheaus segna su punizione, a 7 minuti dalla fine, contro il Napoli, il gol che vuol dire 13° scudetto, il 28 maggio 1989.

 

Dopo nove anni di attesa esplode la festa, l'urlo degli ottantamila del Meazza è impressionante. «Un sogno», grida Zenga. Negli spogliatoi mi misi a ballare in giacca e cravatta tra i giocatori seminudi, inondato da fiumi di champagne.

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