Inter, la maglia più bella del mondo

mario filipponi peppino prisco inter club vecchioni stradella pavia 320L'Oltrepò Pavese è rinomato per il buon vino e per il buon cibo. Terra fertile, bella e operosa. Ma non solo: terra di interisti. Intendiamoci, non è che qui manchino tifosi di altre squadre; ma i nerazzurri hanno davvero una marcia in più. Incontriamo Mario Filipponi, vulcanico governatore dell'Inter Club Roberto Vecchioni di Stradella. Proprio governatore, non presidente né segretario, poi sapremo perchè. Il club da lui gestito, con oltre 1600 iscritti, è di fatto il più numeroso del mondo; ed è anche di recente fondazione, poco più di 10 anni. Ma cominciamo dall'inizio.  

Mario, quando è nata la tua passione per l'Inter?

Sono diventato interista in prima elementare: allora la scuola era il primo impatto col mondo esterno. Avevo scoperto la raccolta delle figurine Panini - stagione 1966/67 ed ero stato colpito dalla maglia più bella del mondo, il blu cobalto accostato al nero, con la stella.

L'Inter era fresca vincitrice di tutto e me ne innamorai subito. Conservo ancora quell'album, una volta il presidente Moratti venne a casa mia e glielo feci vedere dicendogli che un bambino, aprendo la bustina delle figurine e vedendo quelle maglie nerazzurre, non potrebbe tifare altro che Inter. Io, aprendo quelle bustine, sono diventato prigioniero di un sogno che dura ancora. L'Inter nella mia vita è sacra.

Nessuna tentazione di tifare qualcun altro, a parte il colore?

No, per carità. La Juve rubava già allora; quanto al Milan, devo ritornare ai colori: la maglia rossonera non mi piaceva, mi pareva di sentire puzza di zolfo.

Come ti è venuta l'idea di fondare un Inter Club?
Mah, da ragazzo non avevo mai conosciuto il tifo organizzato e l'idea di fondare un Inter Club non l'avevo mai avuta. Però la passione era sempre stata fortissima e un pensierino ce l'avevo fatto per la prima volta durante la stagione di Simoni e Ronaldo, quell'Inter mi aveva travolto.

Sì, ma poi?

Avevo conosciuto anni prima, per motivi di lavoro, il fratello (milanista) di Beppe Bergomi; poi incontrai Bergomi di persona e diventammo amicissimi. Al termine della stagione 1998/99 aveva smesso di giocare; qualche mese dopo organizzò un'amichevole d'addio e mi regalò due biglietti, dicendomi che cercava un cantante per intrattenere il pubblico nell'intervallo.

Io proposi Roberto Vecchioni pensando che avrebbe potuto cantare "Luci a San Siro": sapevo che era interista perché ero da sempre un suo grandissimo ammiratore, di lui conoscevo canzoni, storie, pensieri. Pochi giorni prima l'avevo conosciuto in camerino, dopo un concerto al Teatro Nazionale. Avevo il numero di cellulare di sua moglie e la chiamai. Beppe mi fece avere altri 4 inviti per Roberto e io glieli girai subito.

stradella370Così Roberto Vecchioni cantò "Luci a San Siro" proprio nello stadio, per Beppe Bergomi?
No, perché nel frattempo l'organizzazione della serata aveva ingaggiato Ivana Spagna (altra grande interista, n.d.r.); ma ormai avevo contattato Roberto, figuriamoci se lo mollavo! Ebbi così il grande piacere di andare allo stadio con lui e i suoi figli Carolina e Arrigo. Appena arrivati in tribuna rossa, uno steward ci pregò di seguirlo perché il dottor Moratti ci voleva con lui in Tribuna d'Onore. Ed eccoci così nel paradiso nerazzurro.

Finita la partita, una foto insieme all'avvocato Prisco e poi tutti all'Hotel Marriott per la cena di gala. A tavola ero con Roberto e i suoi figli, insieme ammiravamo l'élite del calcio mondiale. C'erano Lothar Matthäus, Antognoni, Cabrini e molti altri. Ma Beppe aveva voluto salutarci per primi. Riferendosi a me, Roberto gli disse: "non ho mai visto una persona tanto contenta per la gioia di un altro, quella che Mario stasera prova per te, per la tua festa". Era l'11 ottobre 1999.

E in quel momento è nata l'idea del Club?

Probabilmente sì, anche se non ne ero consapevole. Ma ha preso corpo il 5 maggio del 2002. La delusione era cocente, io ero a Roma, distrutto. Roberto aveva scritto in lacrime "Mi hanno ucciso una fantasia" e io nel leggere quel pezzo avevo pianto come un bambino. Sentivamo di avere perso tutto; nello stesso tempo sentivamo anche che volevamo rinascere, abbracciarci, urlare, piangere ancora magari... ma piangere insieme abbracciati.

Il 20 settembre 2002, nella tavernetta-museo di casa mia, me lo ricordo come se fosse adesso: una trentina di amici, entra Roberto Vecchioni. Beppe Bergomi è già lì: chitarra, vino, roastbeef e Luci a San Siro. Incantati, decidiamo che nascerà l'Inter Club Roberto Vecchioni con sede a Stradella.

stradella1Quanti soci?

Allora ne bastavano 50, ma il primo anno eravamo già in 140; dopo il quarto anno eravamo più di mille. Primi al mondo, sino a oggi. Roberto Vecchioni presidente, Beppe Bergomi vicepresidente, Mario Filipponi segretario. Ma a Roberto pareva troppo poco e così eccomi ribattezzato "governatore".

A parte andare a vedere l'Inter, quali sono le vostre attività?
Raccolte di fondi. Il che avviene già a partire dal tesseramento, perché su 35 euro 16 sono di tassa all'Inter e 19 vanno in beneficenza. Ma soprattutto per trovare soldi organizziamo varie manifestazioni, anche con annessa lotteria. La cena di Gala la facciamo da 9 anni, sempre in febbraio.

Le prime due edizioni in sedi piccole, ma poi abbiamo dovuto trasferirla in un posto più grande perché intervengono circa 900 persone. Poi durante l'anno facciamo due o tre cene ufficiali più piccole; in più, una o due serate al Teatro Sociale di Stradella. E c'è anche la Partita del Cuore, giunta alla settima edizione.

Qualche ricordo speciale?

Tanti, mai troppi ma tanti. Come l'invio in Burundi di 1000 magliette, 334 bianche, 333 rosse e 333 verdi, per il il 50° dell'Università di Bujumbura; il concerto di Roberto Vecchioni il 13 aprile 2012 a Pavia, al Fraschini: tutto esaurito, successo strepitoso. O la visita di Massimo Moratti alla nostra sede (cioè casa mia) il 4 aprile 2003, siamo stati insieme a cantare fino alle 3 di notte.

Poi la serata di gala 2006 con Roberto, Ron e Enrico Ruggeri che prima si sono esibiti singolarmente e poi tutti e tre insieme hanno cantato "Luci a San Siro". Infine la serata del 28 maggio 2013, quando abbiamo festeggiato un traguardo bellissimo: 500 mila euro donati in beneficenza.

Immagino che l'attività del Club ti abbia permesso di conoscere molti personaggi famosi...

Sì, in particolare vorrei ricordare don Mazzi: il nostro Club ha sostenuto anche Exodus, e così è nata un'amicizia fortissima. Roberto ha cantato al suo 80° compleanno, il 30 novembre 2009, e noi eravamo presenti al gran completo.

Poi naturalmente ho conosciuto molti personaggi del mondo dello sport, della musica e dello spettacolo: Luciano Ligabue, Valentino Rossi, Enrico Ruggeri, Ron, Ivana Spagna, Paola e Chiara, Luisa Corna, Gianni Morandi, Fiorello. E naturalmente tanti calciatori dell'Inter. Oltre a quelli in attività, molti del passato recente e meno recente: Suarez, Facchetti, Mazzola, Corso, Ronaldo, Ferri, Zenga, Beccalossi. E comunque considero un privilegio aver conosciuto la famiglia Moratti e la famiglia Facchetti.

Avete una divisa ufficiale?

Certo, una camicia con un logo speciale: "sei tituli". Perché, oltre ai 5 vinti nel 2010, noi contiamo anche la vittoria del nostro presidente al Festival nel 2011! Quindi sul petto portiamo cucita, insieme a coppe e scudetti, la palma di San Remo. Nemmeno il Barcellona può fare di meglio.

stradella2Hai conosciuto personalmente Peppino Prisco?

Ho avuto il privilegio di incontrarlo, dopo averlo seguito e ammirato. Era la sera dell'addio al calcio del mio amico Beppe Bergomi. Era in tribuna d'onore e con lui ho una foto che tengo nel cuore e che conservo con grande affetto. Qualche mese prima la rivista "Inter Football Club" aveva pubblicato un lungo articolo sull'avvocato Prisco con tante sue foto. Un ritratto ben fatto e una delle sue foto era "bellissima": lui in primo piano con la cuffia dell'Inter. 

La prima volta che ho sentito il suo nome è stato in occasione di Inter-Borussia Monchengladbach quando una lattina colpì Boninsegna. Il 7 a 1 in trasferta fu annullato dall'UEFA per la straordinaria operazione legale condotta da Peppino Prisco. 

Conoscevo bene l'archivista della rivista e gli chiesi se era possibile averne una copia. "Sono immagini private – mi rispose - ce le ha portate Peppino Prisco e gliele abbiamo restituite. Non il negativo però, chiederò all'avvocato e se posso cercherò di fartela avere...".

Ricordo che era dicembre, qualche giorno prima della sua scomparsa, mi arrivò una busta al mio indirizzo (dato all'avvocato Prisco dal mio amico archivista). Nessuno scritto ma c'era un cartoncino di rinforzo e quella foto stampata. Ora è nella mia tavernetta in un quadretto.

Che cosa ha significato Peppino Prisco per l'Inter e per il mondo del calcio italiano?
Per un interista come me è stato il simbolo, insieme con Angelo Moratti, della più "Grande squadra del mondo", la "Grande Inter" (Sarti Burgnich Facchetti Bedin Guarneri Picchi Jair Mazzola Domenghini Suarez Corso Miniussi Tagnin Ciccolo Milani Peiro' Landini Cappellini Bicicli Zaglio  Di Giacomo Malatrasi). 

È stato anche la "voce" dell'Inter : garbato, arguto, troppo intelligente, simpatico ma mai presuntuoso. Sempre pungente. Le sue relazioni a fine partita erano memorabili, forse un po' (troppo) di parte, ma non dimentichiamoci che era un avvocato.

"INDIMENTICABILE", questo era il titolo del quotidiano filo juventino Tuttosport che annunciava la sua scomparsa. Ricordo con commozione questo titolo non banale, era il titolo del "nemico".

Ricevere gli onori dal nemico non è solo difficile, è impossibile: solo i grandi, solo le stelle possono averlo. Non è successo per esempio a Gianni Agnelli.

L'avvocato Prisco è per me un personaggio indimenticabile tanto che so a memoria il libro a lui dedicato "Una penna due colori" scritto da Marco Pedrazzini. Un volume che conosco a memoria.

 

Luigi Maria Prisco

 

 

 

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