Jonathan: “Inter, ‘cielo e inferno".

In una bella intervista per Libero, Jonathan ha parlato di tutta la sua avventura in nerazzurro, a partire dai primi mesi brutti fino alla sua rinascita. Ecco le sue parole: Cosa le ha detto Mazzarri? "Non guardo come ti chiami, l'età, io valuto i fatti. Tu pensa solo ad allenarti. Mi ha fatto capire che puntava su di me anche se giravano voci di altri giocatori in arrivo, è stato fondamentale".

 

Dopo due anni negativi, ha meritato gli applausi. E' stata dura? "Un po'. Facevo dentro e fuori, non avevo continuità. L'esperienza a Parma mi ha permesso di capire il vostro calcio". Insieme ad Alvarez è il simbolo della rinascita nerazzurra. E' sorpreso? "No, so quanto valgo, e lo sa anche l'Inter. Quando un club così importante decide di acquistare un giocatore sa quello che fa. A volte ci vuole del tempo per ingranare".

 

Dopo i fischi, ha mai pensato di andare via? "Qualche volta sì. Venivo attaccato anche se in campo facevo il mio dovere e non capivo il perché. Ho provato a mantenere la calma, in fondo nel calcio si cambia opinione ad ogni partita. In Brasile si dice "cielo e inferno"".

Al suo arrivo non è stato facile con la nomea del "nuovo Maicon". "Tutti i giorni mi dicevano: "Sei l'erede di Maicon, giochi nel ruolo di Maicon, sai chi è Maicon...". Ero circondato. La verità è che siamo due giocatori diversi".

 

Domani non ci sarà in Inter-Roma. "E' il terzino più forte del mondo, ha forza e tecnica. Mi dispiace per lui, ma per noi è molto meglio così". Cos'è cambiato da Strama a Mazzarri? "Non è vero che quest'anno ci alleniamo di più, ma è vero che facciamo un lavoro diverso. Il mister cura i dettagli, la tattica".

 

La fase difensiva è migliorata molto. "Ogni allenamento parlo con il mister e con lo staff. Ho ancora dei difetti, devo migliorare nelle diagonali per esempio". Come sta un brasiliano in uno spogliatoio pieno di argentini? "Stiamo benissimo, l'Inter è una famiglia. Gli argentini sono di più, ma ci sono colombiani, uruguaiani...".

 

Vi frequentate oltre l'allenamento? "Io veramente no, sto con mia moglie e mia figlia. Devo accompagnarla a scuola al mattino: si va a letto presto e ci si alza presto". La cosiddetta vita da atleta. "Ognuno nel privato fa quel che vuole, soprattutto se in campo fa bene il suo lavoro". Il punto più basso e più alto dell'avventura italiana? "L'anno scorso sentivo frasi come "quello non è lui, è suo fratello". Forse è mancato un po' di rispetto, ma fa niente. Ora è diverso, sento la fiducia di compagni e tifosi".

 

Con la Fiorentina ha segnato un gol da tre punti. Però ha esultato con contegno. "Se tolgo la maglietta prendo l'ammonizione. Bisogna rimanere concentrati. sono un difensore e le ammonizioni le devo spendere bene". Racconti in breve la sua esperienza italiana. "Gasperini mi ha voluto e dopo due mesi è stato mandato via. Poi è arrivato Ranieri che mi diceva che non ero tatticamente adatto. Donadoni a Parma mi ha dato grande fiducia".

 

Ora è quasi un'icona per i tifosi nerazzurri. "Tutti i giocatori sono importanti per la squadra: si vince e si perde insieme. E poi abbiamo giocato solo 6 partite, non è il momento dei giudizi, restiamo coi piedi per terra". Qual è il vostro obiettivo? "Chiunque indossi la maglia dell'Inter deve pensare allo scudetto. Poi ci sono gli avversari, è ovvio, ma almeno la zona Champions è fondamentale: l'Inter deve giocare la Champions".

 

Timori per la Roma capolista che affronterete? "Hanno una difesa solida, non prendono gol. sarà una prova per noi, ma anche per loro: è la partita più difficile per entrambe". Loro hanno Totti... "E' un campione, la bandiera, un giocatore fondamentale. se fa girare la palla per noi è un casino. Noi invece aspettiamo Zanetti, tornerà presto".

 

Un pronostico? "Speriamo di vincere, anche 1-0. Sono sempre tre punti". Magari con un suo gol? "Eh speriamo...". Con Nagatomo vi capite? "Parliamo in italiano. Lui a volte azzarda il portoghese...". Il Mondiale col Brasile è un obiettivo? "Nel Brasile sono tutti fortissimi. Nel mio ruolo ci sono Maicon e Dani Alves, ma io ho pazienza. Penso a lavorare, ho sempre fatto così...".